Che cosa può fare una fotografia per scrivere pezzi di memoria? Immobilizzare gli attimi? poetizzarli? cogliere sfumature difficili o molto facili?
Fa tutto questo, e naturalmente si fa documento, traccia e prospettiva.
Ma le foto di artisti sensibili riescono in uno slancio in più: offrono la contezza dell’immateriale nella pura materialità.
Che significa?! Significa che suggeriscono riflessioni, stimolano visioni, ci permettono di riconoscerci e disconoscerci.
In questa esposizione di scatti “banalisti”, tanto intrisi di quotidiano che, a colpo d’occhio, quasi ti chiedi dove sia la foto, Pietro l’Annunziata e Michele Morelli ci assegnano il tema del tempo che pedala, tra salite e discese; il tema dell’acqua che scorre silenziosa nei circuiti limitati delle esigenze urbane; il tema della cura degli spazi comuni ancora persistente quantunque essi siano apparentemente vacui; il tema della cromia come gusto dell’ordine (o del caos); il tema di una macchina fotografica che ha il cuore prim’ancora che l’occhio.
Questa mostra è uno scatto d’arte pura, ma profondamente dialogica.
In maniera naturale ha sposato il focus del progetto Segni delle Memorie Recenti, rafforzando l’idea del solco da tracciare per convergere entro un unico grande progetto culturale: quello della cura sociale come antidoto all’affanno del vivere quotidiano. Se siamo in slalom continuo tra mille spinose questioni, la cura, coniugata nelle sue mille forme di cura, è via maestra per recuperare tutti gli attimi imprescindibili di serena felicità.
In mostra presso Arti Visive Gallery fino al 7 aprile 2024.