“Neuroestetica e arti visive. Riflessione sugli scritti di Kandinsky invita a guardare l’arte come un fatto scientifico e non meramente psicologico/ filosofico e mostra che nell’opera d’arte è racchiuso non solo il nostro modo di sentire ma la nostra lettura “cerebrale” della realtà, e quindi l’arte può aiutarci a capire di più su come siamo fatti. E questo solo grazie alle intuizioni di artisti come Kandinsky.” Sono le parole di Barbara Missana, docente di Neurodesign presso il master in Neuromarketing e behavioral design del CUI di Milano, autrice di Neuroestetica e arti visive. Riflessione sugli scritti di Kandinsky (Altrimedia Edizioni), il volume presentato ieri a Casa Cava a Matera.
Un libro per approfondire la neuroestetica che va di pari passo con una nuova collana editoriale promossa da Altrimedia Edizioni, Visual Studies, il cui comitato scientifico (composto dai professori Lorella Bosco, Carlo Fusca, Saverio Simi de Burgis e dalla dottoressa Barbara Missana) è coordinato dalla professoressa Maristella Trombetta.
Partendo dallo studio di alcune tra le più importanti e recenti esplorazioni nell’ambito della scienza della visione e della mente, il volume della Missana (docente di Neurodesign presso il master in Neuromarketing e behavioral design del CUI di Milano) ripercorre la teoria dei pittori astrattisti e in particolare quella di Wassily Kandinsky, secondo la nuova prospettiva della Neuroestetica, e ci dimostra quanto questo pittore abbia in comune con un moderno neuroscienziato nell’averci svelato attraverso i suoi dipinti e i suoi scritti la vera essenza della realtà.
“Questo libro – ha spiegato l’autrice – è il risultato di un lavoro di ricerca svolto nel tentativo di connettere i recenti risultati sul cervello creativo con la teoria artistica di Kandinsky, in particolare quella sviluppata durante gli anni di insegnamento al Bauhaus.
Tutto è nato nel momento in cui nel 2013 a seguito della laurea in storia dell’arte mi sono avvicinata alla Neuroestetica (o neurologia dell’estetica), una nuova disciplina fondata dal neurobiologo greco Semir Zeki nel 1999, che affianca un approccio neuro-scientifico alla consueta analisi estetica della produzione e fruizione dell’opera d’arte”.
L’esperienza estetica, da sempre oggetto di studio della psicologia cognitiva, è diventata in questi ultimi anni terreno fertile per le indagini sul cervello: le arti visive, in particolare, hanno offerto ai neuroscienziati nuovi spunti per le loro ricerche; viceversa le moderne tecnologie di brain imaging hanno validato alcuni degli assunti delle vecchie teorie estetiche.
“Secondo la neuroestetica – aggiunge Missana – arte e cervello hanno la stessa funzione: astrarre le caratteristiche costanti, durevoli, essenziali e stabili di oggetti, superfici, volti e situazioni e così via, permettendoci in tal modo di acquisire conoscenza.
Il mio libro parte da questa riflessione: gli artisti sono degli inconsapevoli neurobiologi nel momento in cui con le loro creazioni sono giunti prima ancora dei neuroscienziati ad alcune verità sul cervello creativo e offrono anche a distanza di secoli agli scienziati sempre nuovi spunti sullo studio del cervello”.
Nella prima parte del testo sono analizzate le premesse che hanno portato alla nascita della disciplina della Neuroestetica, il primo tentativo di collegare l’arte al cervello che promuove una teoria estetica basata non più sulla filosofia ma sulla biologica.
L’autrice prosegue quindi con l’analisi degli studi e delle ricerche sulla corteccia visiva, mettendo in evidenza due scoperte fondamentali: quella della specializzazione funzionale (ossia della esistenza nella corteccia visiva di aree specializzate ciascuna nel riconoscimento di uno specifico elemento della scena visiva: un area per la forma, una per il colore, una per il riconoscimento dei volti, una del movimento e così via) e quella dei neuroni specchio, una tipologia di neuroni presenti nella nostra corteccia motoria che si attivano quando osserviamo una scena permettendoci di immedesimarci carnalmente in essa entrando in empatia motoria.
Partendo dalle interessanti osservazioni di Semir Zeki e proseguendo con la lettura critica di tutti gli scritti di Kandinsky, introduce un parallelo tra l’operazione creativa espressa dal pittore sia a livello teorico sia pratico: “Come Zeki ha analizzato a livello neurobiologico i colori, le linee, il movimento e le forme geometriche nella loro essenza astratta per ricercare la loro impressione all’interno della corteccia visiva, – sottolinea – così Kandinsky aveva analizzato gli stessi elementi per ricercare il loro “suono interiore”.
Nella seconda parte del libro ho espresso delle considerazioni in ottica neurobiologica sui due principali scritti di Kandinsky: il primo, Lo spirituale nell’arte pubblicato nel 1910 è un’INDAGINE TEORICA SUL NESSO TRA ARTE E LEGAME SPIRITUALE in cui l’artista si focalizza sul suono interiore dei colori; il secondo Punto, Line a e Superficie è invece un’INDAGINE ANALITICA che Kandinsky pubblica nel 1923, un anno dopo che aveva iniziato le sue lezioni al Bauhaus di Weimar e raccoglie appunto le tracce delle sue ricerche sulle forme tra arte e cervello”.