“É stata una grande gioia incontrare il Santo Padre, un grande onore poter rappresentare i giovani della Basilicata, potergli scrivere e raccontare del nostro territorio, delle nostre tradizioni, del nostro lavoro. Ho invitato il Papa a Matera il prossimo anno, Lui mi ha risposto con un profondo sorriso, e mi ha chiesto di pregare per lui.”
Sono le parole del Maestro cartapestaio materano Eustachio Santochirico (foto in copertina Vatican News), autore del carro trionfale in onore di Maria Santissima della Bruna, tra i cento giovani delle imprese e cooperative del Progetto Policoro della Cei che, accompagnati dal presidente il cardinale Gualtiero Bassetti e dal segretario generale monsignor Stefano Russo, sono stati ricevuti ieri in udienza da Papa Francesco. Il Progetto Policoro ha infatti festeggiato i suoi primi 25 anni.
Il Maestro ha donato a Papa Francesco un’opera in terracotta realizzata a mano che raffigura San Giuseppe.
Molto belle le parole del Pontefice che ha esortato i ragazzi a “lavorare per un modello di economia alternativo a quello consumistico, che produce scarti”, a essere sempre “segno di speranza”, “soprattutto per tanti territori del Sud d’Italia carenti di lavoro o che sfruttano i lavoratori”, a essere “tessitori di un’umanità solidale”. Segno di speranza contro la disoccupazione delle nuove generazioni in Italia, Paese sempre più “vecchio” con la sua media di 47 anni di età.
““Animare, Abitare, Appassionarsi, Accompagnare”: con questi quattro verbi Papa Francesco ci ha indicato una direzione molto precisa per fare la differenza e essere “lievito nella Massa”. – ha sottolineato il Maestro – Dare anima alle comunità, abitare i territori senza possederli, affrontare le ferite e i conflitti senza la paura di sporcarsi le mani. E ancora appassionarsi al proprio lavoro, costruendo una economia basata su condivisione, fraternità, gratuita, sostenibilità, lontano dalla mentalità consumistica propria della cultura dello scarto. Dare risposte creative attraverso “reti comunitarie”, accompagnare e prendersi cura dei fratelli e le sorelle, ridare dignità col lavoro. Vibrare di dolore e di fede alle “ingiustizie sociali” rispondendo con risposte creative. Stimoli importanti sui quali edificare azioni, idee, impegno civile a favore delle nostre comunità e delle periferie della nostra esistenza. La formazione acquisita attraverso il percorso del Progetto Policoro, l’impegno attraverso l’iniziativa internazionale The Economy of Francesco, l’inclusione e l’animazione portata avanti con la bellissima realtà materana “Oltre l’Arte”, “l’”artigianalitá” adoperata anche in un’ottica di riuso degli “scarti” delle altre lavorazioni con la falegnameria Digilio Legno & Design, le collaborazioni singole e collettive con altri attori, artisti, singoli cittadini e associazioni di impegno civico sono solo lo slancio per continuare a contaminare i vari asset attorno ad esperienze sostenibili a livello economico, ambientale e sociale da sviluppare e far crescere sul territorio. L’augurio che questa visione trasformativa, questo modo di leggere, fare, vivere e condividere, diventi una cultura nuova sempre più diffusa e generativa anche nella nostra bella Basilicata”.
Il Papa, nel suo discorso, ha detto: “A voi giovani non manca la creatività – non abbiate paura, non abbiate paura -: vi incoraggio – ha proseguito – a lavorare per un modello di economia alternativo a quello consumistico, che produce scarti. La condivisione, la fraternità, la gratuità e la sostenibilità sono i pilastri su cui fondare un’economia diversa. E’ un sogno che richiede audacia, infatti sono gli audaci a cambiare il mondo e a renderlo migliore”.
“Cari giovani, alla scuola del magistero sociale della Chiesa, voi siete già segni di speranza”, ha concluso. “La vostra presenza nelle diocesi possa aiutare tutti a comprendere che l’evangelizzazione passa anche attraverso la cura del lavoro. I 25 anni del Progetto Policoro siano una ripartenza. Vi incoraggio a ‘sognare insieme’ per il bene della Chiesa che è in Italia. E vi incoraggio a fare chiasso. I giovani devono fare chiasso”.
Rossella Montemurro