“Supportateci il più possibile dal basso perché la piazza, la gente, ogni singola persona è importante affinché i governanti agiscano per fare cessare la guerra”. È questo il messaggio lanciato da Kyiv da Eleonora Trivigno, originaria di Garaguso e dal 2002 in Ucraina. Forte, tenace e fermamente convinta a rimanere nella sua casa di Kyiv, a non farsi cacciare.
Export manager di un’azienda internazionale, Eleonora con le sue testimonianze da Kyiv sta facendo da tramite con i media italiani: “L’Ucraina è un Paese che ha in sé i germi dei valori europei, della libertà e della democrazia. E io sono pienamente accanto al popolo ucraino in questa battaglia contro un dittatore. Vivo qui da vent’anni, ho la famiglia, gli amici, il lavoro e spero di poter ritornare presto alla normalità, alla pace e alla tranquillità di prima. Magari il mio contributo potrà servire a qualcosa”.
La notte è trascorsa relativamente tranquilla, nonostante ci siano stati spari e sirene in città fino alle due, le tre: “Però molto lontani da casa mia, abito in un rione diametralmente opposto alla zona di fuoco. Un po’ stanotte sono riuscita a dormire. In mattinata ho fatto anche un po’ di spesa ma nei supermercati iniziano a scarseggiare i prodotti freschi”.
Eleonora ha dovuto separarsi dal figlio tredicenne Nikolaj (con lei nella foto in copertina) che, dopo l’aggressione russa, è andato a vivere dalla nonna paterna: “Una scelta difficile ma necessaria, – spiega – era una questione di sicurezza per il bambino”.
Anche lei si è data un limite, ha pensato a un momento in cui andarsene se la situazione dovesse diventare insostenibile: “L’auspicio però è quello di rimanere, la speranza è che le condizioni possano migliorare”.
Rossella Montemurro