Sono davvero poche le persone che hanno il privilegio di partecipare a un rito delicato e misterioso come quello della vestizione delle statue della Madonna della Bruna. È un rito che avviene a porte chiuse ed è condotto da un piccolo gruppo di donne appartenenti all’Associazione Maria SS. della Bruna: “La Madonna della Bruna vestita da regina nella chiesa di San Giuseppe”, iniziativa fortemente voluta dall’Associazione presieduta dal dott. Bruno Caiella, è il titolo di uno degli appuntamenti materani di domani e domenica 27 marzo delle Giornate FAI di Primavera che svelerà questo momento prezioso della festa del 2 Luglio.
“Fin dal Settecento – spiega il prof. Franco Moliterni dell’Associazione Maria SS. della Bruna – l’atto della vestizione si svolgeva nella chiesetta di San Giuseppe a cura delle suore del Conservatorio omonimo; da alcuni anni, invece, ad ospitarlo è la vicina chiesetta di Santa Maria di Costantinopoli (di fronte all’ingresso del Museo Diocesano). Proprio in quest’ultima, tra l’altro c’è la statua della Madonna del 1792 che ogni 2 Luglio è portata in trionfo sul carro, mentre l’altra è conservata nella prima cappella a sinistra della chiesa di San Francesco d’Assisi (anni addietro si trovava in cattedrale in una teca cilindrica collocata accanto alla porta del campanile).
La vestizione della Madonna da intronizzare, la più antica, – continua – avviene due o tre giorni prima dell’inizio della novena (23 giugno). La statua che va sul carro, invece, viene vestita pochi giorni prima del 2 Luglio”.
Per le Giornate del FAI, nella chiesa di San Giuseppe, in via Riscatto, i visitatori avranno l’opportunità di ascoltare le spiegazioni degli apprendisti ciceroni, alcuni studenti del 3° Liceo Scientifico “Dante Alighieri”, opportunamente preparati in questi giorni proprio dal prof. Moliterni.
In esposizione numerose immagini: “Abbiamo reperito foto amatoriali nelle quali ci sono tutti i capi di abbigliamento che ha la Madonna: il gonnone, il camicione, il top con pizzo, e il vestiario esterno, riccamente ricamato, comprendente un’ampia gonna, il corsetto e le maniche. Per il Bambinello la vestizione è meno complessa, poiché i suoi capi di abbigliamento comprendono le mutandine a pantaloncino, la camiciola col pizzo ed il vestitino ricamato. Il rito si conclude con la sistemazione delle parrucche e delle corone. Abbiamo anche alcuni fotogrammi molto belli estrapolati da un video del prof. Marano dell’Unibas, un filmato di una decina di anni fa”.
“Durante l’atto della vestizione si crea una relazione molto intima con il sacro, – aggiunge il prof. Moliterni – animata dalla fede. Le donne prima di iniziare la vestizione recitano il rosario, poi procedono con molta compenetrazione, continuando a pregare. Alla fine la soddisfazione è massima, come se si arrivasse a un orizzonte utopico e si oltrepassasse un confine, al di là del quale si tocca con mano il soprannaturale.
Per cercare di comunicare questa suggestione abbiamo scelto come sostegno per le foto una struttura posizionata in modo da ricordare lo scheletro del carro. Nel percorso a sinistra ci sono in sequenza tutti i capi di abbigliamento della Madonna, a destra quelli del Bambinello. Entrambi i percorsi conducono ad un corridoio interno con immagini coinvolgenti. Per esempio, c’è una foto del prof. Marano che ritrae il Bambinello, appena vestito, illuminato da un abbagliante raggio di sole; in un’altra foto di Domenico Barile si vede sulla spalla di un giovane il tatuaggio con il capo incoronato della Bruna ed una scritta che invoca la Sua protezione.
A poppa dell’ipotetico carro abbiamo messo un tavolo su cui sono poggiati due abitini del Bambinello, uno del ‘600 e uno del ‘700, tre angioletti del carro del 1933 di Raffaele Pentasuglia senior (di proprietà della signora Antonella Ambrosecchia, direttrice della Fondazione Le Monacelle, che li ha gentilmente concessi insieme agli abiti esposti, ndr) , le corone ed un abito per il manichino da Madonna”.
“La Madonna della Bruna vestita da regina nella chiesa di San Giuseppe” è un appuntamento da non perdere, carico di significati e con curiosità, sul luogo e sul rito, che i ragazzi del Liceo Scientifico sono pronti a svelare”.
In copertina foto di Matteo Marchitelli (2015)
Rossella Montemurro