Forme geometriche, griglie e sfumature dai toni accesi che sembrano fuoriuscire dalla tela, contrapposte a opere pittoriche che si spingono in direzione di una ricerca grafica e stilistica in apparenza lontana da inflessibili regole compositive. Sono le opere che compongono «Urbani» – collettiva degli street artists lucani e pugliesi: Nicolò Loprieno- Skolp, Arcadio Pinto – Krayon, Luca Bia e Sario De Nola, curata da Monica Palumbo negli spazi della Momart Gallery di Matera. In mostra le opere degli artisti coinvolti nel progetto Streetart for School promosso dalla Provincia di Matera, con la direzione artistica di Palumbo, avviato a Tursi e conclusosi nei giorni scorsi nella città dei Sassi. Dal muro, al piccolo e medio formato su carta e tela, con opere che permettono di esplorare le potenzialità espressive del graphic design integrato alle arti figurative, in un incontro intimo e ravvicinato che porterà lo spettatore a cogliere appieno la complessità stilistica di ogni lavoro, risultato di uno studio metodico del rapporto tra forma, segno e spazio.
Si inizia con Skolp, designer e muralista originario di Bari, attivo nel mondo del writing da diversi anni. Il suo interesse si concentra sullo studio della lettera, oltrepassando il concetto di “tag” per abbracciare una dimensione più astratta, tipica del post-graffitismo. Il suo linguaggio artistico, unico e distintivo, si distingue per l’uso di forme geometriche e griglie, con un approccio basato su regole compositive proprie del Design Generativo. Un rigore metodologico che gli ha permesso di realizzare con Piero Molino, (esperto di machine learning) un software in grado di generare infinite composizioni delle sue opere, tra digitale e analogico, punto di partenza per la realizzazione di opere murarie e tele.
Si continua con Krayon, pixel artist nato a Melfi, ma con base a Roma. Dopo gli studi in disegno industriale e grafica, ha sviluppato un particolare linguaggio con cui si contraddistingue nel mondo artistico. Da sempre influenzato dalle arti classico-scientifiche, dal neoimpressionismo di Seurat e dall’optical art di Vasarely, nei suoi lavori emerge lo schema progettuale e la gestione dell’immagine nella sua complessità. Ne sono un esempio le opere in mostra, divise in due serie che contrappongono l’azione della natura all’ azione dell’uomo. “Digital error” rappresenta il riorganizzarsi della natura e dunque la capacità di rigenerarsi riscrivendo il proprio codice genetico. La serie “Odissee” rappresenta invece situazioni in cui l’uomo vive disagi di cui è la diretta causa: traffico, sopravvivenza ai virus, dipendenza energetica e tecnologica.
La mostra prosegue con le opere di Sario De Nola, altamurano di origine. Porta avanti la sua ricerca di writer muovendosi in parallelo nel campo dell’arte, in particolare nell’astrattismo. Vive tra la Puglia e New York dove si dedica alla sua produzione artistica esponendo nelle più importanti gallerie di arte urbana. Dalla street art a tavole dipinte con colori acrilici. Un cambio di registro in cui la forma, le linee e le figure hanno lasciato il posto a frammenti di ricordi e sensazioni, raccontate attraverso cromie accese e intense, impresse su tela come immagini in dissolvenza che si espandono nello spazio, eliminando ogni confine grafico, mescolandosi, fondendosi, fino ad esplodere in un gioco di contrasti che riempiono il vuoto.
Un immaginario simbolico caratterizza invece la personalità creativa di Luca Bia, originario di Matera dove si è formato, ma che attualmente vive e lavora Milano. La sua ricerca artistica parte da un linguaggio figurativo, spesso simbolico, influenzato dalla progettazione industriale e dalle tecniche grafiche di stampa. Le forme rigide e i contrasti cromatici sono gli elementi su cui costruisce composizioni ben bilanciate sia sul piano cromatico che lineare, innestando rimandi alla storia dell’arte proiettata sul presente. In mostra cinque quadretti di piccolo e medio formato che raffigurano paesaggi lucani. Colori vividi, contrasti cromatici e un gioco di luci e ombre che rimandano alla pittura impressionista.
La mostra resterà aperta fino al 14 gennaio. Orari di visita: 11-13; 16-19. Ingresso libero. La Momart Gallery è situata all’interno di un antico complesso rupestre in via Madonna dell’Idris, nel Sasso Caveoso.